Paola Bisio
Reparto fatturazione
Paola Bisio è un infuso di tanti sapori, in cui spiccano alcune note forti come il senso del dovere e l’efficienza, eredità della sua famiglia piemontese da sempre residente in una masseria all’ombra del castello di Silvano d’Orba. Alessandrina doc come il dolcetto e il barbera, in cima alla sua scala dei valori mette la fedeltà, a tutto: alle sue origini, ai compagni di scuola, ai colleghi, ai clienti, all’azienda: il Gruppo Finsea, la sua famiglia genovese da ventidue anni. Ma è nell’understatement che esce fuori la sua vera piemontesità: Esageruma nen! (non esageriamo!), glielo leggi in faccia ogni volta che le chiedi conferma degli elogi dei colleghi, che di Paole ne vorrebbero avere cento.
Una intuizione che il direttore Franco Avanzino e la allora responsabile del reparto fatturazione, Ivana Bigoni ebbero nel promuoverla nel ruolo attuale. Nei suoi occhi dolci brilla una profonda umanità, come quella che ritrova tra le pagine dei suoi romanzi preferiti, quelli del maestro Camilleri. Se la si dovesse descrivere con un nome, quello sarebbe serenità, una sensazione che ti pervade quando ti racconta delle lunghe passeggiate tra le vigne di casa e che nella frenesia del lavoro logistico è una perla rara da trovare.
Come riesce a gestire la pressione del lavoro quotidiano?
«Il problema più ricorrente riguarda l’addebito degli extra costi che si possono generare lungo la tratta stabilita. A volte ci sono situazioni che non quadrano, che ci vengono comunicate in anticipo dai nostri reparti operativi, bisogna sistemarle prima con i fornitori per saperle riportare correttamente al cliente, è un atteggiamento serio».
Come mai è un problema ricorrente?
«Negli ultimi anni il mondo dell’autotrasporto è stato messo a dura prova da quanto sta succedendo sulle autostrade intorno al nodo genovese: tratte chiuse, ponti crollati, gallerie pericolanti. Spesso questo si è tradotto in code chilometriche, deviazioni di percorso; i viaggi programmati a determinati costi con i nostri sales, alla fine riportavano tutti cifre aggiuntive importanti, per noi terreno di contesa tra cliente fornitore. A volte si è creata qualche tensione ma oggi posso dire che il senso di responsabilità collettivo è stato alto. Senza la cooperazione e la comprensione di tutti gli attori coinvolti non ne saremo usciti sani di mente».
Come si trova in questa “nuova” Mto?
«La perdita di un armatore come Uasc non è stata affatto una passeggiata per il Gruppo e per noi in particolare: abbiamo dovuto rimboccarci un bel po’ le maniche e ingoiare qualche boccone amaro per riuscire a tornare a galla, ma trovare il coraggio per buttarci nella mischia e giocare è stata davvero una avventura gratificante per tutti».
Cosa rappresenta per lei il Gruppo Finsea?
«Dopo tante interviste di colleghi corro il rischio di essere banale ma non saprei definire questa azienda in altro modo: una famiglia. Siamo molto uniti tra reparti, ci vogliamo bene perché stiamo bene nel nostro ambiente di lavoro. Con tanti si è subito passati da una relazione di lavoro a una relazione di amicizia vera, come con Ivana, per esempio. A lei devo molto sia professionalmente sia umanamente».