Andrea Carvelli

Reparto Operativo Import

Quando passa per i corridoi con il suo passo deciso, molti dei colleghi pensano che in MTO sia arrivato direttamente da una soap opera televisiva. Sarà perché indossa sempre abiti da teenager o per il folto ciuffo biondo che si sistema con la mano ogni volta che ti guarda con i suoi occhi limpidi.
Andrea Carvelli, 30 anni tondi da compiere nel 2023, ha un passato da giovane promessa del calcio e in MTO è l’uomo dei treni, ovvero quello che gestisce tutte le spedizioni intermodali.
Per i tornei di pallone interni al Gruppo Finsea è sicuramente un asso nella manica. In una vita precedente, le sue doti sui campi da calcio lo portano a giocare fino alla serie C, con una carriera iniziata nelle due squadre liguri, Genoa e Sampdoria, e terminata ad Alessandria, a 19 anni, con un sogno rimasto tale: la maglia giallorossa della Roma.
«Entrare nella rosa delle serie più alte del campionato non è per tutti, realizzai presto che gli sbocchi non erano tanti per me e iniziai la mia seconda vita, con la fortuna di essermi potuto togliere qualche soddisfazione in più rispetto ai miei coetanei». Al mondo della logistica si affaccia quasi per caso, grazie al suggerimento di un conoscente, e presto ne rimane completamente affascinato, cambiando un paio di aziende e ricoprendo diversi ruoli, dallo spedizioniere doganale e di varco, all’operativo di una azienda di autotrasporto e infine alla gestione dei trasporti intermodali.
Sulla riga del suo orizzonte personale, oltre lo shipping, vede anche un piccolo studio tutto suo come personal trainer e preparatore atletico. Le vacanze per lui sono rigorosamente al caldo e possibilmente al mare.

Cosa le piace di più del suo lavoro?

«L’autonomia. Per la parte intermodale seguo tutta l’operatività dall’inserimento alla consegna e questo mi consente di avere una visione molto ampia di tutti i processi, di entrare a contatto con i clienti in profondità, fidelizzarli, stringere rapporti di amicizia, essergli di supporto e di riferimento nella risoluzione dei problemi. Molti mi invitano a visitarli, a uscire insieme anche fuori dall’ambito lavorativo e questo è molto gratificante».

Qual è la criticità che riscontra maggiormente nella gestione dei traffici intermodali?

«Sicuramente spiegare che le cause legate alle soppressioni dei treni non dipendono da noi, ma da scioperi, deviazioni. Mi rendo conto che quando succede, il container non solo salta la consegna ma paga anche più soste e per i clienti questo non è un problema da poco. Dal canto mio, cerco sempre di dare due date: la partenza treno e la possibile data di consegna, in modo da tenere in considerazioni tutte le variabili possibili».

Un sogno lavorativo nel cassetto?

«La tratta intermodale sicuramente nel corto raggio è penalizzata, però vedo un trend in costante salita, oggi ci sono ottimi presupposti per migliorare, una volontà politica di spingere sulla modalità ferroviaria, il porto di Pra’ sta facendo bene. Recentemente abbiamo anche fatto il record come MTO. Vorrei vedere le percentuali continuare a crescere in questo senso».

Cosa pensa della squadra MTO e Finsea?

«In reparto (operativo import ndr) abbiamo creato un clima fantastico, con Alessandro Narducci, Andrea Olivieri, Orietta Croce, Stefano Pittaluga e Dario Scarfone siamo un team affiatato. Le persone a cui devo molto sono Lele Braggio e Andrea Olivieri, sono stati i primi a prendermi sottobraccio, a insegnarmi tutto quello serve per diventare autonomo nel lavoro quotidiano. In MTO l’età media è bassa, le persone valide, a partire dai vertici, Franco Avanzino e Filippo Gallo, che credono in noi, ci formano, ci incoraggiano e che spero di poter rendere orgogliosi. Qui mi sono sentito accolto sin dal primo giorno, quando Alessandro Savona, la persona che mi spinge sempre a sentirmi sicuro di me stesso per saper per approcciare i clienti nel modo migliore, mi offrì il caffè alle macchinette e da lì nacque subito una grande sintonia. Finsea è un gruppo solido, a gestione famigliare. Questo non deve essere un elemento di forza o di debolezza: sicuramente viviamo un ambiente meno procedurizzato rispetto a una multinazionale, dove l’elemento umano ha un valore forte ed è al centro di ogni decisione. Mi piace molto».