8 mila chilometri di coste e 57 porti di carattere nazionale raggruppati in 15 autorità di sistema. Sono i numeri “marittimi” dell’Italia, quelli che le conferiscono di gran lunga un primato Europeo e Mediterraneo. Così tanti? Vi chiederete voi. Ebbene sì, ogni sistema portuale ha un suo mercato di riferimento nazionale e sue peculiarità merceologiche, tutti indispensabili e complementari per l’approvvigionamento del Paese e il supporto al made in Italy nel mondo. Noi di Mto? Noi li serviamo tutti. Proprio così! Nel 2020 abbiamo collegato anche la Sardegna, portando a 18 il numero degli scali sui quali possiamo gestire i trasporti dei nostri clienti.

Dei 15 sistemi portuali italiani, oggi partiamo da Est, dal confine con i Balcani e vi portiamo a Trieste.

Porto franco dal 1719, molto prima dell’istituzione di tutte le zone franche e le zone economiche speciali italiane, oggi hub internazionale di snodo per i flussi dell’interscambio terra-mare che interessano il mercato del Centro ed Est Europa grazie alla sua posizione strategica d’incontro fra le rotte marittime e i corridoi europei, Adriatico-Baltico e Mediterraneo; unico scalo italiano nel ranking dei porti europei per movimentazione di rinfuse liquide.

TRIESTE PER MTO

E noi, in una delle piazze più grandi d’Europa (piazza Unità d’Italia, che affaccia sul mare e ha una superficie di 12.280 mq, ndr) cosa facciamo? Di tutto: trasporti containerizzati ed eccezionali, gestiamo la temporanea custodia delle merci, vendiamo e noleggiamo contenitori. Abbiamo iniziato la nostra avventura in questo porto più di 10 anni fa, nel 2010, e continuiamo a servirlo regolarmente ancora oggi. Data la naturale vocazione internazionale di Trieste, zona di confine con il mercato dei Balcani, porta dell’Est Europeo, dal capoluogo giuliano originano anche molti dei nostri trasporti in FTL (full truck load): dal container al centinato, passando per il magazzino e viceversa. In particolare, sono moltissimi i nostri mezzi che ogni giorno partono da qui alla volta della Turchia, supportando l’interscambio economico dell’Italia con questo Paese.

Il porto in numeri

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Metri quadrati

Metri quadrati di stoccaggio

+

Chilometri di banchine

Chilometri di binari ferroviari

Metri di fondali

Ormeggi operativi

Treni a settimana verso il Nord-Est italiano e il Centro Europa

Metri quadrati di zone franche

CURIOSITÀ IN PORTO

IL CORRIDOIO VERDE

È un accordo di collaborazione tra Italia ed Egitto nel settore agro-alimentare per favorire i rispettivi export. Quali sono i principali prodotti che importiamo da Alexandria? Patate e cipolle soprattutto, ma anche prodotti più deperibili quali melograni e peperoni.

PIATTO TIPICO: i bigoli in salsa

Può un vento avere sapore? Per i triestini la risposta è sì e si chiama Jota, ovvero il sapore della Bora. Minestra a base di crauti (capuzi garbi in dialetto triestino) fagioli, patate e carne di maiale, la Jota deve molto probabilmente il suo nome a jutta, un termine tardo-latino che significa brodo, brodaglia, beverone, forse di origine celtica.

I PROVERBI CITTADINI

Xe più giorni che luganighe (ci sono più giorni di salsicce).

Antico detto triestino, utilizzato ancora dai più anziani quando vogliono suggerire di non scialacquare i propri averi. Le salsicce sono poche rispetto alla intera durata della vita e quindi vanno conservate senza eccedere.

LE LEGGENDE DI PAESE

Eolo, padre dei venti, girava per il mondo con i suoi adorati figli: tra questi la sua preferita era la giovane e capricciosa Bora che un giorno incontrò Tergesteo, un giovane uomo con il quale passò tre, cinque, sette giorni d’amore in una grotta. Accecato dalla rabbia, Eolo uccise l’amante investendolo con un ciclone e Bora, straziata dal dolore, incominciò a urlare e a piangere tanto forte che ogni sua lacrima si trasformava in pietra. Nel tentativo di consolarla, Madre Natura, dal sangue di Tergesteo fece nascere il Sommaco, che da allora inonda di rosso l’autunno del Carso. Eolo concesse a Bora di rivivere ogni anno quei tre, cinque, sette giorni d’amore fra le braccia di Tergesteo e Nettuno ordinò alle Onde di ricoprire con conchiglie, stelle marine e verdi alghe il corpo dell’eroe affinché diventasse un alto colle, il più bello di quest’angolo di mondo. Dopo molti secoli, gli uomini giunti su queste terre si insediarono sul colle di Tergesteo e vi costruirono un Castelliere con le lacrime di Bora diventate pietre. Il Castelliere con il tempo diventò borgo – villaggio – città. Una città, che in ricordo di questo leggendario amore venne chiamata Tergeste, dove ancora oggi Bora regna sovrana, soffiandovi impetuosa.