Ultimamente abbiamo parlato molto di frutta e container reefer e così abbiamo deciso di far visita al porto di Vado Ligure, di gran lunga il più importante scalo Mediterraneo per questa commodity, soprattutto per l’importazione. Qui sbarcano principalmente banane e ananas, che rappresentano il 50% dei volumi del Reefer terminal, ma anche agrumi e altra frutta in contro stagione proveniente da Sud Africa, West Africa, Centro e Sud America e Nuova Zelanda.

Ma non è solo la frutta a essere la protagonista del più occidentale dei bacini portuali del sistema del Nord Tirreno, in rada troviamo anche impianti per lo sbarco di prodotti petroliferi, destinati alle industrie costiere e alle raffinerie dell’entroterra e uno dei più automatizzati terminal container del Paese, di recentissima inaugurazione, in grado di ospitare le portacontainer di grande dimensione.

VADO LIGURE PER MTO

Sin dall’inaugurazione del Terminal Vado Gateway a dicembre 2019, quando alcune Compagnie hanno iniziato a portare anche in questo scalo le loro linee, MTO è presente direttamente con propri mezzi, offrendo servizi di trasporto container, trasporto di merce refrigerata e trasporti eccezionali che originano o hanno destinazione su Vado Ligure, oltre a mettere a disposizione magazzini di temporanea custodia.

Il porto in numeri

%

Movimentazione via treno

Allacci elettrici per contenitori Reefer

,

Metri di pescaggio massimo

Mq di magazzini refrigerati

Tonnellate di frutta movimentata ogni anno

Teu capacità complessiva

CURIOSITÀ IN PORTO

Tra Savona e Genova si racconta che esista un rancore mai sopito, dovuto a quando, nel 1528, la Repubblica di Genova fece interrare il porto di Savona e fece demolire gli edifici sulla rocca del Priamar (tra cui, cosa non da poco, c’era anche la Cattedrale) per costruirvi la fortezza che ancora oggi si può vedere.

PIATTO TIPICO – CIUPPIN (PASSATO DI PESCE)

Oggi è un piatto ricercato, gourmet come dicono molti, ma un tempo, come tanti altri piatti della cucina ligure, era un pasto povero, preparato con pesci di scoglio meno prelibati, ma sempre reperibili come lo scorfano rosso, la gallinella, il cappone e il sarago; serviva per dare nuovo sapore e sostanza al pane raffermo, che, diversamente da oggi, nessuno buttava. A differenza del più classico caciucco i pesci non sono interi, ma la loro polpa viene spezzettata dopo la lessatura e amalgamata nel sughetto di pomodoro precedentemente preparato.

 

I PROVERBI CITTADINI

“Quande le nuvie van ao monte piggia a sappa e vatte a sconde, quande ae novie van ao ma piggia a sappa e vanni a sappaa.”

Quando le nuvole vanno al monte prendi la zappa e vai a nasconderti, quando vanno al mare prendi la zappa e vai a zappare

LE LEGGENDE DI PAESE

La leggenda dell’isolotto di Bergeggi

Intorno al 485, all’epoca in cui i Vandali dominavano l’Africa settentrionale e il re Unnerico perseguiva i cristiani, due santi vescovi, Vindemmiale e Eugenio, stavano per essere uccisi e, in attesa del martirio, languivano in carcere.

Alla vigilia dell’esecuzione gli apparve un angelo, gli ordinò di alzarsi e di fuggire sullo scoglio davanti all’isola di Gerba dove Dio gli avrebbe dimostrato il suo volere. Qui videro una luce intensa e udirono una voce imperiosa gridare: Andiamo! L’isolotto si mosse; attraversarono il Mediterraneo e infine giunsero nel Mar Ligure di fronte alle coste savonesi.

Un semplice sentiero nell’isolotto (che si nota ancora oggi) permise ai due vescovi di raggiungere la barchetta con cui erano giunti sullo scoglio, intanto una folla proveniente da Spotorno a Celle si era radunata per assistere al prodigio.

Tempo dopo Vindemmiale si congedò per portare la parola di Dio sull’isola di Corsica. Per Eugenio fu un amaro allontanamento e nel corso degli anni visse sull’isola portato a riva da un brav’uomo, il primo che aveva battezzato e che sempre gli era stato devoto.

Quando infine il vescovo santo spirò, la sua anima volò in cielo e il suo corpo si conservò intatto nei secoli. La gente costruì una chiesa sull’isola dove fu venerato con estrema devozione. Il vescovo di Savona, Bernardo, fece erigere un monastero o badia di San Eugenio che, con atto del 992, donò ai monaci benedettini di Lerino. Nel 1252 i monaci se ne andarono lasciando il monastero alla diocesi di Noli dove fu portato anche il corpo del santo e l’isolotto con le sue costruzioni venne ricoperto di erbe selvatiche.

La notte del 16 Luglio San Eugenio in compagnia del suo fido nocchiero tornò dal Paradiso e dopo che la sua anima si ricongiunse al corpo, salì sull’antica barchetta e tornò all’isolotto di Bergeggi. Tutti quelli che avevano osservato il prodigio dalla costa giunsero sulla riva e lì, come voleva la tradizione, furono benedetti per l’ultima volta dal santo.