Un nuovo modo per condividere

Ci sono moltissime quotidianità che ci mancano in questo periodo così mutato e ritrovare un equilibrio spesso comporta una capacità di adattarsi e cambiare prospettive che non sempre ci rende la vita facile. Viviamo intense giornate lavorative per metà a rimpiangere quanto prima forse davamo per scontato e per il resto a immaginare nuove soluzioni. Il bello di tutto questo è il lavoro di squadra che si è creato per sostenerci a vicenda ed è proprio da qui, che parte questa breve testimonianza di un nuovo modo di immaginare e vivere gli incontri tra persone, anche a distanza.

 

Da sempre, come Gruppo, abbiamo costruito la nostra forza commerciale macinando chilometri sulle autostrade del Nord Italia, visitando “porta a porta” i nostri clienti. Relazioni costruite in anni di caffè presi vis à vis, pranzi nelle trattorie di mezza Italia, chiacchiere da bar, foto di figli e telecronache delle partite di campionato. Andare a casa loro, farsi aprire la porta delle loro stanze, sedersi alle loro scrivanie, bere il caffè delle loro macchinette, contemplare i loro quadri appesi alle pareti ci permetteva di entrare in sintonia, di capire meglio chi avessimo davanti, scoprendo piccoli dettagli del viso e dei gesti di ognuno. Una piccola ombra sotto gli occhi poteva rivelare molte cose e farci desistere dallo spingere un’offerta oltre il dovuto; un angolo della bocca inarcato verso l’alto poteva farci intendere che non stavamo proseguendo per il verso giusto.

“Non riesco più a entrare in connessione”, è stata la frase che più spesso ho sentito pronunciare durante i nostri incontri interni. Le video call all’inizio erano un piccolo diversivo, quasi un gioco, oggi ci assorbono la maggior parte delle ore lavorative, spesso siamo interrotti dalle connessioni scadenti, che saltano, che fanno apparire i nostri video distorti. Siamo tutti molto stanchi, distratti. Mentre cerchiamo di interagire sullo schermo continua il flusso incessante di mail, di messaggi Whatsapp web, non riusciamo quasi mai a ritagliarci uno spazio intimo, nostro, più leggero. Abbiamo meno vita da raccontarci, da condividere; esiste poco altro oltre il lavoro frenetico e ogni giorno più tosto.

“Raccontami le tue giornate in trasferta: i profumi, le emozioni, la gestualità, i ritmi, la routine”. È stato così che ho iniziato a chiudere gli occhi e a sedermi nel sedile accanto ai responsabili commerciali in ogni singola giornata trascorsa fuori ufficio, prima della pandemia. Le loro storie avevano tutte un minimo comune denominatore che aveva il volto di un panettiere stanco all’alba, indossava un cappello bianco e un grande grembiule e profumava di qualcosa di buono, di caldo e di ligure fino al midollo.

 

Ogni singola visita al cliente iniziava proprio così: un pezzo di focaccia, un caffè, un sorriso o una lamentela a seconda di come era iniziata. La maggior parte di loro si trova in Lombardia, alcuni in Triveneto, un’altra piccola fetta sono toscani ed emiliano-romagnoli; portare uno dei nostri prodotti locali migliori è sempre stato per noi un motivo di orgoglio e per loro qualcosa da aspettare come i bambini aspettano il Natale.

Ci siamo detti che sarebbe stato bello poter tornare a condividere quei momenti, con le dita unte e la bocca piena, sorridere per qualche minuto insieme, anche in video call. Rimaneva un bel problema da risolvere, però, per realizzare quel piccolo sogno: è possibile fare arrivare la focaccia in Trivento o nel milanese in giornata? Sembrava davvero complicato. Eppure, prima di dire no, ho voluto fare due chiacchiere con un amico, che forse avrebbe saputo darmi qualche dritta.

Roberto da oltre 25 anni gestisce insieme a Emanuela e Sergio l’azienda di famiglia Rossi 1947. Per noi genovesi ormai è una icona cittadina, credo che non esista nessuno che non lo abbia visto all’opera da qualche parte con il suo grosso mortaio; fondatore del campionato mondiale del pesto, esportatore di questa eccellenza nel mondo, ristoratore, commerciante e da qualche tempo anche gelataio. La nostra telefonata è stata di quelle che preferisco, pochi convenevoli, molto pragmatica. Dopo due minuti netti mi aveva già messo la soluzione in tasca: durante la pandemia non si era di certo lasciato prendere dallo sconforto e aveva continuato a lavorare sul suo progetto di e-commerce, palatifini.it ed è stato proprio grazie a questo portale che abbiamo potuto realizzare il nostro piccolo progetto aziendale.

Dalla settimana successiva, ogni appuntamento in video call con i nostri clienti è stato preceduto da un cabaret di focaccia proveniente direttamente dal centro storico genovese. Con tanti è stato un po’ come tornare ai “vecchi” tempi, un diversivo per sorridere insieme, per iniziare una riunione non parlando di virus, di mascherine, di difficoltà collettive, un piccolo gesto che ha riacceso la speranza – anche in noi – di una connessione con l’altro ancora possibile.

Insomma, da buoni genovesi non riusciamo a muoverci senza focaccia e da buoni operatori logistici sappiamo sempre come arrivare a destinazione. In questo Roberto ci ha aiutato moltissimo, ma si sa: oltre al mare, nelle vene di ogni buon genovese come lui scorre anche un po’ di logistica.