I numeri dell’esportazione del waste paper (carta da macero) crescono di anno in anno e non perdono colpi nemmeno dopo la svolta ecologista del 2018 e la drastica riduzione delle licenze di importazione della Cina. La ragione sta nei volumi di importazione del Sud Est asiatico, che hanno compensato in buona parte quelli cinesi. Scenario positivo per l’Italia, quindi, che vanta un prodotto a bassa percentuale di impurità, molto richiesto sul mercato. Eppure, i dati del trasporto non seguono di pari passo l’andamento positivo. Complici le vendite resa FAS (free alongside ship), che tolgono agli spedizionieri la gestione della logistica dalle piattaforme del riciclo fino ai
terminal portuali.


Tra il 2014 e il 2018 la Cina, spinta da una sempre maggiore attenzione ai temi ambientali, emana una serie di leggi con l’intento di regolamentare l’importazione di rifiuti solidi, tra queste, a dicembre 2017 c’è anche la legge per la gestione della carta da macero, che di fatto riduce le quote delle licenze dei singoli importatori cinesi, oltre a introdurre una serie di misure per certificare la qualità del prodotto che entra nel Paese. Il mercato italiano vacilla sensibilmente, ma si difende grazie alla qualità della sua carta riciclata, che conta su una impurità inferiore allo 0,3%, e mette in piedi un sistema di certificatori al carico in grado di garantire il rispetto delle
norme imposte dalla Cina.

Nel 2019 le quote concesse agli importatori cinesi si riducono ancora: l’obiettivo della Repubblica Popolare è quello di azzerare l’arrivo di questa materia prima, utilizzando risorse interne. I volumi di traffico movimentato vengono però compensati dalle importazioni dei Paesi del Sud Est asiatico, in particolare da Indonesia, Tailandia e Vietnam. La stessa Indonesia, di fronte a una quantità di waste paper estera sempre maggiore, ferma per qualche mese le sue importazioni in attesa di emanare una serie di regolamenti simili a quelli cinesi, per certificare il prodotto importato.

Intanto la Cina, le cui ambizioni puntavano a una importazione di carta da macero pari a zero, realizza che un approvvigionamento solo domestico di questa materia prima non basta a soddisfare il fabbisogno dell’industria cartaria, a causa anche di uno sviluppo sempre più crescente dell’e-commerce e del conseguente aumento del packaging legato alle consegne express (le previsioni secondo la North Carolina State University sono di circa 50 miliardi di pezzi nel 2020). Le porte dello scambio commerciale restano aperte, ma il ministero dell’Ambiente a partire dal primo gennaio 2019 decide però di limitare l’autorizzazione allo sbarco di rifiuti solidi, tra cui anche il waste paper, a soli 18 porti nazionali (1) dove sono presenti piattaforme all’interno delle aree portuali che permettono una tracciabilità del prodotto più puntuale. 

 

Contestualmente il prezzo della materia prima durante tutto il 2019 cade in picchiata libera. Le cause sono da ricercare nell’inasprimento dei rapporti tra Cina e Usa, principale esportatore di waste paper verso la Repubblica Popolare, e nella conseguente diversione di traffico verso il mercato europeo, già in surplus in attesa che le importazioni dell’Indonesia ripartano a seguito della regolamentazione sui prodotti importati.

«Il waste paper all’inizio del 2020 è quindi un mercato che muove volumi consistenti e continuerà a farlo – afferma Franco Avanzino, direttore generale di MTO, Multi Transport Operator, ma paga poco. Questo porta a una razionalizzazione dei costi sempre maggiore da parte di chi esporta e
quindi delle piattaforme di riciclo che sempre più spesso vendono con resa FAS (free alongside ship) dove la gestione del trasporto fino ai terminal portuali è realizzata in proprio e non dallo spedizioniere».

1 – Xingang, Tangshan, Dalian, Shangahi (Waigaoqiao), Shanghai (Yangshan), Taicanq, Zhapu, Ningbo, Fuzhou (Jiangyin), Xiamen (Haicang), Quingdao, Nanhai, Nansha, Shekou, Humen, Xiuhui, Zhanjiang, Wuzhou