Fedele Braggio
Billing department
Fedele Braggio, per tutti Lele, ha due anime che si intrecciano una all’altra: quella pacifica e rigorosa del responsabile del reparto import di Mto e quella infiammata di chi sa mordere la vita. A tradire la definizione di uomo tranquillo e introverso che vuole dare di se stesso, sono i tre aggettivi che mette in fila uno dietro l’altro quando gli chiedi di disegnarsi. In ordine: motociclista, «perché il panorama che si vede dopo aver percorso tortuose stradine di montagna su due ruote è impagabile»; escursionista, «perché ho la fortuna di vivere ad Arenzano, nel cuore del Parco Beigua, un paesaggio unico tra boschi e mare» e amante della musica, «perché mi piace ascoltare concerti in compagnia degli amici e di una birra». Ma ne esiste anche un quarto, che mette lì tra le righe: single.
Dalla porta del Gruppo Finsea è entrato giovanissimo e per uno scherzo del destino: «un giorno, mentre scendevo dal treno, diedi una facciata a un signore. Nel domandare scusa ci mettemmo a chiacchierare, una cosa tira e l’altra e quando gli dissi che stavo cercando lavoro, lui mi consigliò di propormi per un colloquio in un posto che cercava un fattorino». Si ferma, alza lo sguardo e rivive quel momento con un sorriso stampato in volto: «chissà cosa avrei fatto nella vita se quel giorno non lo avessi incontrato!».
Stiamo vivendo un momento impegnativo che ci ha imposto prospettive differenti e metodi di lavoro da reiventare. Come state vivendo in Mto questo cambiamento?
«In questi anni abbiamo vissuto molti momenti di tensione, dalle grandi fusioni delle shipping lines al crollo di Ponte Morandi. Davanti a ogni ostacolo siamo comunque riusciti ad andare avanti e a trovare nuovi modi per mitigare i problemi che si creavano. Anche oggi, durante l’emergenza Coronavirus, ci muoviamo con determinazione: abbiamo cambiato le abitudini di lavoro e abbiamo imparato a gestire da remoto quella che per noi è una operatività fondata sul continuo interfacciarsi con i colleghi. Non nascondo che i primi giorni è stata tosta, ma ci siamo plasmati velocemente alla nuova routine e oggi abbiamo un equilibrio tutto nuovo che ci ha permesso di gestire il lavoro in maniera fluida».
Quanto conta la dedizione nel vostro lavoro?
«Il valore aggiunto di Mto è la nostra professionalità. Io per primo non riesco a tornare a casa se non sono riuscito a risolvere anche l’ultimo problema che si presenta durante il giorno e il nostro lavoro consiste proprio in questo: gestire le informazioni con scrupolo e diligenza, analizzarle e permettere ai vettori con i quali collaboriamo di lavorare in maniera più serena. Ovviamente ci sono situazioni che sono fuori dal nostro controllo, capita per esempio di scoprire al mattino che qualcosa non ha funzionato correttamente nel terminal la notte precedente, vanificando i nostri sforzi. Non tutto si riesce a prevedere ma facciamo del nostro meglio per smussare ogni spigolo».
Ed è soddisfatto della strada che Mto ha percorso fino a oggi?
«L’esperienza commerciale che ho maturato in questi anni mi ha insegnato che è molto più facile perdere un cliente piuttosto che conquistarlo. In un mercato caratterizzato da una concorrenza molto forte, come il nostro, è importante proporsi bene, essere competitivi in termini di costo, ma anche soddisfare sempre le aspettative del cliente. Mto, secondo me, ha fatto tanta strada e oggi, grazie a un grande lavoro di squadra che parte da chi vende il nostro servizio e termina con chi gestisce il flusso di informazioni e trova la migliore soluzione, possiamo dire la nostra sul mercato. Abbiamo un formidabile bagaglio di esperienza e sappiamo metterla a disposizione della clientela».
Qual è la sua routine durante la giornata?
«Inizio molto presto al mattino: accedo il computer e inizio a leggere le prime mail, quelle che portano le notizie di problemi in corso sulle consegne del mattino stesso. Poi assegno ai vari vettori gli ultimi viaggi per il giorno e da qui inizio anche con le quotazioni e la gestione di traffici particolari che non seguono i miei colleghi. Passo il pomeriggio a risolvere i problemi che si creano con i container che non sono ritirabili per le consegne del mattino dopo e infine assegno la prima grossa tranche dei viaggi per il dopodomani. Alla sera sono spesso l’ultimo a finire».
Da fattorino a responsabile del reparto import di Mto quali sono state le tappe più importanti di questo percorso?
«Lavorare come fattorino per una società di spedizioni mi ha insegnato parecchio e tanto di quello che ho imparato ho dovuto guadagnarmelo sulla pelle, da solo, commettendo errori e correggendoli. Quando sono passato negli uffici mi occupavo di gestire le pratiche dell’export e sono arrivato fino al vertice del reparto, dove sono stato fino al 1999. L’inizio del millennio ha rappresentato anche l’inizio di una nuova avventura, quella dei trasporti import, territorio doppiamente sconosciuto: una grande sfida perché all’epoca gestivo da solo i carichi di tre agenzie marittime con fax e fotocopie. Adesso il reparto si è ingrandito, siamo in quattro e io ne sono il responsabile, amo dire che il mio ruolo è anche quello di “mamma chioccia”: guidare i colleghi per gestire al meglio i problemi che incontriamo».
Cosa rappresenta per lei il Gruppo Finsea?
«Nella vita sono passato attraverso qualche tempesta: a 16 anni, quando ho perso mio papà, in questo Gruppo ho trovato persone che per me sono state, e sono tutt’ora, una nuova famiglia, colleghi che stimo tantissimo e che hanno sempre dimostrato una grande umanità e una profonda comprensione del prossimo. Un calore che ha trovato conferma anche quando la mia compagna di vita si è ammalata di cancro e ho potuto rifugiarmi nel conforto, nella solidarietà e nell’amicizia di chi condivide con me il lavoro quotidiano».